di Lucia Bigozzi

Mario diceva che il vino è rosso e sangiovese o non è. Storia di vita e di lavoro scolpite nella pietra della Pietraia, collina che guarda Cortona under the Tuscan sun, come il libro di Frances Mayes che ha scelto il borgo antico come casa e spalancato le porte dell’America al ‘paese mio che stai sulla collina, disteso come un vecchio addormentato’ (cantava Josè Feliciano).

Il ‘mantra’  di Mario per molti anni è stato tavola della legge per i tre figli, poi quasi una sfida nei botta e risposta in vigna o davanti a un bicchiere di rosso. Mario era il sangiovese, ma guardava anche oltre. Innovatore quando negli anni ’70 era difficile esserlo e farlo; quando creò da zero la Doc Bianco Vergine della Valdichiana, infrangendo schemi e totem tinti di rosso. Primo vignaiolo a imbottigliare. Mario era un vulcano e una roccia. Oggi Marius è il vino di Mario, sangiovese di razza, naso carico di profumi, ricco di sottobosco e tannino ‘gentile’, armonia perfetta. L’armonia dei contrasti: vino tosto e generoso, arrabbiato e amabile, indomabile e morbido.

Marius è il vino che parla di lui, etichetta rossa con la sua firma autentica riprodotta: è l’omaggio dei figli, la memoria che si perpetua, la vita che si rinnova nel solco di una tradizione e di una cultura incancellabili; il testimone consegnato, il futuro trasmesso, la sapienza dell’esperienza. Lo bevi e ci ritrovi le parole di Mario: il vino è rosso e sangiovese o non è. E’ la pietra miliare su cui poggia quello che oggi è l’azienda agricola Baldetti. Dal sangiovese allo syrah fino allo spumante: coordinate apparentemente lontane che dicono come e quanto la tradizione continui a fondersi con l’innovazione. Visione di imprenditori che del legame col territorio e del rigore nel lavoro prima in vigna poi in cantina, fanno la loro ragione sociale. L’azienda è la famiglia.

Osservi Alfonso Baldetti quando ti apre le porte della cantina e ti sembra Virgilio mentre ti conduce in un mondo dove regole, mestiere e tecnologia si fondono in un mix perfetto. Macchinari di altissima precisione che manco a dirlo, hanno a che fare con la famiglia Baldetti. Si chiama Consulente Enologica l’altra azienda di casa che da trent’anni sta sul mercato globale con macchinari di avanguardia, specifici per ogni fase della produzione: dalla vigna alla cantina. Un’istituzione i Baldetti, da queste parti. Alfonso è enologo ma prima ancora è malato di vino: “Sono nato col vino, da piccolo avevo la camera sopra la cantina e posso dire di aver sentito il profumo del mosto prima di quello del latte della mamma”. Destino segnato? Forse, ma anche cercato perchè quando Alfonso ti mostra la barricaia, i grandi tini in acciaio, si ferma davanti ai pulsanti e ai led dei computer che gestiscono temperatura e automatismi, ci senti l’orgoglio e la passione di chi fa questo mestiere per scelta. Percezione che si fa più netta quando ti dice che il suo vino è una continua ricerca: “Vorrei trasmettere al vino la mia identità, vorrei che il mio vino fosse immediatamente identificabile, riconoscibile”. Insomma, lo stile di Alfonso nel vino Baldetti. Auspicio che declina come obiettivo guardando i tredici ettari vitati che circondano l’azienda. Assaggiando i suoi vini, l’auspicio diventa risposta: lo Chagrè (acronimo di Chardonnay e Grechetto), il Crano (syrah in purezza nella terra della Doc del vitigno riscoperto) che prende il nome dal leggendario Re di Cortona, figlio di Noè. E ancora: il Baldo, spumante brut prodotto con il metodo “Charmant lungo” e l’ultimo nato in casa Baldetti, il Piet Rosè, ottenuto dalla vinificazione in bianco di uve Syrah, Sangiovese e Merlot con la tecnica della macerazione pre-fermentativa a freddo, per il quale i figli di Alfonso hanno creato un’etichetta vintage ispirandosi all’arte di Andy Warhol. Eppoi c’è ‘sua maestà’ Leopoldo, vin santo ottenuto da uve appassite poi fermentato e affinato in piccoli caratelli. E tra i gioielli di famiglia l’oro verde: olio extravergine di oliva Poggiobarullo (olive lavorate lo stesso giorno della raccolta nel frantoio aziendale che utilizza un sistema di estrazione a bassa temperatura per esaltarne le caratteristiche e migliorarne la conservabilità).

Obiettivo che chiama obiettivo, il destino e pure l’orgoglio dei Baldetti. Ma la ‘cifra’ della ‘B’ sta anche in un modo diverso di interpretare il rapporto con il cliente: l’azienda guarda al mondo, si muove nei mercati degli Usa e in Europa dove punta la rotta sul Lussemburgo ma senza “inseguire i mercati” o le tendenze del momento, rivendica Alfonso. Al tempo stesso l’azienda è ‘agorà’ dove l’arte del vino diventa patrimonio comune: così Alfonso accoglie le persone che da tutto il mondo e grazie alla potenza del Web  lo raggiungono alla Pietraia. “Internet è pazzesco: puoi comunicare col mondo in tempo reale. Per me che ho i capelli bianchi è quasi una diavoleria, ma è fantastica la potenza che è in grado di esprimere in un click. Mio figlio ci smanetta sopra come se fossero i tasti di un pianoforte: velocissimo. E’ una comunicazione molto smart che ti connette col mondo, incredibile. E’ il nostro biglietto da visita telematico. Per noi, uno strumento di lavoro molto importante”.

Nuove tecnologie in cantina, ricerca e sperimentazione, nuovi traguardi e nuove frontiere internettiane per comunicare un mestiere e il suo frutto. E siccome Alfonso, come un tempo Mario, non si ferma mai, sta già pensando al prossimo obiettivo: un percorso emozionale in vigna. Trasmettere emozioni e storia a chi è a corto di un patrimonio che qui alla Pietraia è senza tempo. Squilla il cellulare: davanti all’ingresso c’è un gruppo di turisti australiani che chiedono di lui. Giro in cantina e degustazione guidata: coccole di vino e prodotti tipici della terra di Cortona. Potenza del web: quei click su Twitter e Facebook hanno fatto un giro lunghissimo dall’altra parte del mondo e fatto arrivare persone i cantina.

Alfonso è fatto così, mentre tiene tra le mani Marius e sfodera per tutti il sorriso dell’ospitalità di questo splendido angolo di Toscana.