di Doriano Pela

C’è una manifestazione che si tiene ogni settembre, (In bicicletta sulle vie della transumanza – La via dei Biozzi), che come dice il nome stesso rievoca il viaggio fatto fino a pochi decenni or sono dalla greggi che dall’Appennino andavano a svernare in Maremma.

L’itinerario è particolare: da Badia Tedalda alla Maremma (per la precisione alla tenuta “La Valentina” nel Parco dell’Uccellina), lungo una “traccia” percorsa per secoli dal bestiame di proprietà dei Biozzi, famiglia i cui possedimenti terrieri si estendevano su vaste aree dell’Alta Valtiberina e Valmarecchia.

Ma non ci soffermeremo qui sull’intero viaggio (magari lo faremo in un prossimo articolo), bensì solo sulla partenza. Partenza che per il gruppo di ciclisti che ogni anno partecipa all’iniziativa è fissata esattamente là dove è avvenuta per il bestiame transumante dal Basso Medioevo fino agli anni Cinquanta del Novecento. Ovvero nella frazione Viamaggio di Badia Tedalda, a un tiro di schioppo dall’omonimo e noto Passo.

Siamo, come detto, in Alta Valtiberina e Valmarecchia, nell’area della riserva integrale dell’Alpe della Luna. Qui, circondata da magnifiche foreste di cerri e di faggi, nel cuore di un ambiente naturale ancora integro, c’è un’antica fattoria (oggi diventata un’elegante abitazione in cui risiede l’ultima discendente dei Biozzi: la signora Paola). Ed è proprio davanti a questa fattoria che, tradizionalmente, si radunava tutto il bestiame (ed i pastori) in partenza per la transumanza.

Ecco, un po’ come allora – fatte le debite proporzioni di numeri: le pecore erano migliaia, i ciclisti sono una decina!) – i partecipanti si ritrovano in tarda mattinata alla fattoria di Viamaggio, dove la signora Paola, aperte le porte di casa, ospita i presenti in una graziosa saletta del pianterreno, offrendo salame, formaggio, pane condito con olio e pomodoro. E poi dolci fatti in casa. E vino rosso. Cibi semplici ma genuini. Profumati, saporiti e… buonissimi!

Insieme ad alcuni anziani del posto, che pure giungono appositamente per questa “partenza” (e che ricordano ancora le ultime transumanze), si consuma allegramente questa “merenda – pranzo”: in piedi, chiacchierando, scambiandosi le ultime impressioni sul tempo (meteorologico).

Così, tra le mura lievemente oscurate dal tempo di quella piccola stanza, arredata con mobili ed oggetti pure dal sapore antico, per qualche istante sembra di tornare indietro nel tempo.

Sembra che il mondo, fuori, quasi non esista più, e che vi sia soltanto la concentrazione sull’imminente partenza. Come capitava per l’appunto ai pastori, che facevano mente locale agli ultimissimi preparativi, e al viaggio – non privo di rischi – che li attendeva.

Poi, finito di mangiare e fatto l’ultimo brindisi, la cerimonia – semplice ma suggestiva – della consegna del “bastone del vergaio”. Durante la transumanza al vergaio, cioè al capo della comitiva di pastori che partiva per la Maremma, il padrone affidava un bastone di avellano nuovo, sul quale egli – con opportuni intagli – avrebbe annotato tutti gli eventi più importanti della stagione (la quantità del bestiame, le nascite, le morti, le vendite, ecc.).

E così – proprio come un tempo – la signora Paola rinnova oggi questo gesto antico: consegna, con alcune parole benauguranti, il “bastone del vergaio” al capogruppo dei ciclisti. Anch’egli vi “scriverà” – con il suo coltellino – i principali eventi del viaggio.

E a questo punto si è davvero pronti per gli ultimi saluti e per la partenza!